Creati per la carità Mensa Caritas "A.Bragazzi", Latina
Trittico "Creati per la Carità", 2015, acrilico su legno, 4,20 x 2,50 m
Tutto è contenuto nella croce. Quando guardiamo la croce, umanamente lo sguardo tende a soffermarsi su Cristo crocefisso, spesso portando a isolare nelle meditazioni il momento della crocifissione dall’insieme del progetto divino. La croce è in realtà il più grande atto di carità di Dio per l’uomo e tutto abbraccia e tutto contiene. Qui la croce si rende trasparente, svelandoci il suo “oltre” e mostrandoci il suo compimento, il suo senso più profondo. Contempliamo dunque la visione escatologica (da escathon: il fine ultimo dell’umanità ciò per cui Dio ci ha creati) della croce. Dio ci ha creati per la carità, per condividere con Lui il suo immenso amore da figli. La carità ricevuta e donata è ciò che ci fa entrare nel cuore e nel tempo di Dio e ci rende contemporanei dell’eternità. Il dono della croce si estende per tutto il tempo del mondo e della storia e abbraccia l’intera umanità per fissarsi in un unico eterno istante.
Trittico "Creati per la Carità", tavola del banchetto celeste, 1,60 x 2,50
Al centro della mensa è Gesù, il vero pane di vita. Lui solo sazia la profonda fame interiore che ognuno di noi si porta dentro. Cristo è rappresentato come Pantocratore -dal greco Pantocrator, "sovrano di tutte le cose"- secondo la tradizione iconografica bizantina e paleocristiana. Gesù, seduto in gloria, benedice con la mano destra. Le tre dita sono chiuse a cerchio a simboleggiare il cosmo e ci ricordano che Gesù ne è principio e organizzatore, generato e non creato dal Padre. Nell’altra mano Cristo, logos incarnato, regge il libro-parola di Dio che rimanda al tema del giudizio. Cristo, vero Dio e vero uomo, è creatore e giudice del mondo. Ma “Cristo che tutto vede” (Cristo Pantepoptes, in lingua greca Μονή του Χριστού Παντεπόπτη), guarda direttamente nel profondo dei nostri cuori per giudicarci nell’amore, nella carità. “Fatto uomo, io che ho creato l’uomo e divento Redentore di chi ho creato; incarnato giudico la carne; Dio, giudico i cuori.” (Dall’iscrizione in latino nel mosaico nel duomo di Cefalù). E’ in virtù della carità e della misericordia di Dio che il samaritano e la donna adultera ricevono la grazia di partecipare all’eterno banchetto celeste insieme a Gesù e ai Santi. La carità e il perdono sono qui simboleggiati dalla coperta e dal calice del samaritano e dalla pietra trasformata in pane tenuta in mano dalla donna adultera. Sono gli oggetti con i quali in terra loro hanno sperimentato e operato la carità del Padre. Contempliamo nella mensa, al fianco di Gesù, la sua famiglia terrena, Maria e Giuseppe, i primi emigranti cristiani che hanno riposto la loro fiducia e speranza in Dio. Maria, con la mano indica Gesù che rappresenta la via per la salvezza. Giuseppe, con il capo abbassato, ci ricorda la docilità alla volontà del Padre, necessaria per compiere il suo disegno d’amore. E’ simbolicamente rappresentata la comunione di tutti i santi, uniti a Cristo come in un unico corpo. I loro sguardi d’amore a Lui rivolti ci trasmettono la sensazione di un amore vivo, che, donandosi, si diffonde senza fine.
Trittico "Creati per la Carità", tavola della carità, 1,30 x 1,30 m
Poiché “la carità non avrà mai fine” (1 Cor 13,8) ogni gesto di vero amore è eterno ed è un’offerta a Dio. Il samaritano prova compassione per l’uomo ferito e sofferente nel quale riconosce Gesù che per salvarci ha assunto su di sé tutto il dolore dell’uomo. Il samaritano, lo straniero, gli si fa prossimo e lo soccorre in un abbraccio condividendo con lui la propria coperta, offrendogli da bere e curando le sue ferite. La prossimità tra i due lascia aperta la domanda se sia realmente il samaritano a salvare e accogliere Gesù o piuttosto il contrario. La coperta è fatta di cinque tessuti che sono rappresentativi dei cinque continenti, a indicare che la carità di Dio è universale, è rivolta a tutti gli uomini. Ogni uomo è chiamato a tessere relazioni e a usare le sue mani e il suo saper fare per custodire l’altro e il creato che Dio ci ha affidato. La coperta è un rimando al tessuto che con cura Dio ha intrecciato per Adamo ed Eva come segno di protezione e amore nei confronti dell’uomo.
Trittico "Creati per la Carità", tavola della misericordia, 1,30 x 1,30 m
Gesù e l’adultera, rimasti ormai soli, si riconoscono in un profondo sguardo di verità. L’adultera si riconosce in quello sguardo una donna nuova, salvata e redenta. La sua mano sul cuore simboleggia l’adesione al progetto divino. La salvezza è entrata nella sua vita grazie all’incontro con Cristo al quale la donna offre una pietra. La pietra è tutto ciò che ha, la sua miseria e il suo peccato, simbolo del male ricevuto e del suo cuore indurito. Gesù benedice la pietra con la mano destra, con un gesto di carità che tutto copre, tutto riveste e tutto trasforma. Gesù scrive il peccato della donna a terra, sulla sabbia, perché la misericordia del Padre è più forte del peccato che, come sabbia viene disperso nel vento. Dio non trattiene le nostre colpe. L’amore e la misericordia di Dio operano un miracolo che tutto trasfigura. Gesù che è Dio, Padre Onnipotente, si spoglia e si abbassa per raggiungere l’umanità tutta, qui rappresentata dall’adultera. Questo dono d’amore permette all’umanità di risollevarsi ed innalzarsi verso il Padre, come si vede dalla posizione della donna che è già pronta per iniziare a vivere una vita rinnovata.